BENEFICIO DEL DUBBIO CHE NON C'È

Ieri sera, al Centro Pannunzio, ho avuto il privilegio di assistere alla premiazione di quattro grandi donne del mondo culturale e scientifico per comprovati meriti professionali nei rispettivi campi. In particolare, il premio “Ennio Flaiano Cultura” a due scrittrici, tra cui Marina Rota, celebrità letteraria tanto da essere stata prefatta dal noto Vittorio Sgarbi; il premio “Mario Soldati” all’architetta Donatella D’Angelo, eminenza nella rivalutazione progettuale di Antichi Borghi Italiani legati all’enogastronomia; il premio “Francesco De Sanctis” alla medica Simonetta Pagano, direttora amministrativa di Azienda Zero, eccellenza della sanità pubblica. Non uso più termini maschili virati al femminile in senso provocatorio, perché da ottobre persino una ieratica istituzione come il vocabolario Treccani si è adeguata alla modernità, riconoscendo l’esistenza di lemmi come architetta, medica; direttora forse no, ma “lascio”, come i cinquanta grammi in più che il salumaio carica sulla bilancia. Male non fanno. Il Professor Quaglieni ricorda Ennio Flaiano come autore di battute fulminanti e come co-sceneggiatore di Federico Fellini. L'altro cattedratico, professor Fiammotto, ribadisce che quest’anno il Premio Pannunzio sarà conferito a donne, solo donne, che si sono distinte nei rispettivi campi scientifici o culturali e che il premio è assegnato non certo per garantire le tanto discusse “Quote Rosa”, ma per meriti professionali. Tuttavia, continua a chiamare architetto Donatella D’Angelo; Simonetta Pagano, è ancora dottoressa e non medica. Il professor Quaglieni riprende il discorso, sottolineando che, del resto, la cultura è stata fatta dagli uomini. Avrei voluto alzarmi in piedi e obiettare che Artemisia Gentileschi, pittrice rinomata nelle corti europee superando perfino il padre, potè esserlo nel Seicento quando le Accademie erano vietate alle donne solo perché andò a bottega dal padre. Che Marie Curie dovette andarsene dalla Polonia per studiare le sue amate scienze, in quanto la frequenza delle facoltà scientifiche era interdetta a elementi femminili. Che Madame du Chatelet, traduttrice dei Principia di Newton, garantendone così la diffusione in Francia, poté farlo solo perché partner di Voltaire, al quale fu riconosciuta però la paternità della traduzione stessa. La Dame poteva frequentare i salotti scientifici di Paris dell’epoca solo travestendosi da uomo. Quindi, di quale cultura stiamo parlando? Quella patriarcale maschilista, che ha precluso per secoli i tomi del sapere alle Donne? Lascio l’interrogativo per beneficio del dubbio. Che non c’è. Sosteniamo la cultura che ci rende liberi

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