La visione antropica di Francesco Federico Cerruti
Villa Cerruti è una preziosa arca d’arte appollaiata su un piccolo rilievo alle spalle del Castello di Rivoli e come tale, custodisce e rivela una immensa collezione di oggettistica pregiata, quadri, tappeti e altri complementi d'arredo, mobili di celebri ebanisti che spaziano dal medioevo al contemporaneo, da libri rari e miniature pregevoli.
(Francesco Federico Cerruti mentre comtempla l'appezzamento del terreno dove sorgerà la Villa di Rivoli)
Costruita per ospitare i propri genitori in vecchiaia dal di nascita genovese e torinese di adozione Francesco Federico Cerruti, imprenditore e tassonomico amatore di cose belle e pregiate, mai fu veramente abitata, né dal Cerruti stesso né da altri elementi della famiglia.
(Mappa strutturale di Villa Cerruti - foto di Stefi Pastori Gloss)
La prima opera a entrare in collezione è un piccolo acquerello di Wassilij Kandinskij a metà degli anni Sessanta e da lì in poi si verifica un susseguirsi di acquisizioni che testimoniano il suo imprescindibile gusto estetico e la capacità previsionale nell’aggiudicarsi quei pezzi che diverranno nel tempo tra i più ricercati, da Bernardo Daddi a Renoir,
(Lo studio di Francesco Federico Cerruti con un Renoir a campeggiare sullo sfondo - foto di Stefi Pastori Gloss)
Modigliani, Klee, Boccioni, Balla e Magritte, per arrivare a Bacon, Burri, Warhol e Paolini.
(Con la professora Paola Defilippi e la pannunziana Gisella Lovati, Stefi Pastori Gloss sulla destra introduce uno degli incontri sugli stereotipi nella sede storica del Pannunzio - foto di Fabrizio Megna)
Grazie al Centro Studi Pannunzio di cui è accademica,
(logo del Pannunzio prgettato da Armando Testa)
Gloss ha goduto del rapporto privilegiato del collezionista con il libro e la legatura attraverso i libri miniati e antichi libri decorati. Sottoposti a una campagna di indagini diagnostiche, in base alla provenienza dei materiali pittorici impiegati, i libri hanno visto confermate l’attribuzione storico-artistica e la datazione, fino alla rivalutazione verso l’alto del loro valore merceologico. È l’elemento che più attrae Gloss, data la sua provenienza formativa nel mondo dell’Art Direction negli anni della “Milano da Bere”. Per capire questo rapporto privilegiato tra i libri e il Cerruti, occorre un po' di biografia e di inquadramento nel periodo storico.
(Video realizzato da Stefi Pastori Gloss nell’atrio di Villa Cerruti dove è stata allestita un quadro sinottico riguardante la famiglia Cerruti e le sue attività imprenditoriali)
La vicenda imprenditoriale di Francesco Federico Cerruti è appena accennata nell’atrio ricavato nella veranda della villa, aggiunta con la ristrutturazione a fini museali e ha come sfondo la parabola della Torino industriale, a partire dagli anni del “miracolo economico”. Il padre Giuseppe, di modeste condizioni economiche e dipendente di una legatoria genovese, si trasferisce con la famiglia a Torino all’inizio degli anni venti. Avvia un’attività di legatoria a conduzione familiare in cui anche i figli sono coinvolti già in età scolare: la Legatoria Industriale Torinese (LIT).
(Un'immagine nell'atrio di Villa Cerruti testimonia la vicinanza tra papà Giuseppe e il figlio Francesco Federico - foto di Stefi Pastori Gloss)
Il mercato editoriale è molto promettente, rappresentato da primarie case editrici e da iniziative culturali, giornalistiche ed editoriali di respiro internazionale. Intuita la rilevanza del settore telefonico, il padre Giuseppe Cerruti avvia i primi contatti con la Seat (Società anonima Elenchi ufficiali per gli Abbonati al Telefono), allo scopo di ottenere l’esclusività nel confezionare gli elenchi telefonici di quasi tutto il Paese e conosce un'importante fase di espansione, fino al bombardamento del ’43 in cui la fabbrica fu distrutta. Nell’immediato dopoguerra la LIT recupera la sua capacità produttiva e nel 1949 si avvia a diventare un’impresa leader nel suo settore. La Seat riprende il processo di acquisizioni di altre aziende minori e negli anni cinquanta assume il ruolo di unica editrice telefonica per l’intero territorio nazionale. Nel nuovo stabilimento di via Pianezza è introdotta una nuova tecnica che permette la rilegatura senza cucitura e che porta la LIT ai massimi livelli di fabbricazione, grazie alla quantità di commesse inerenti alle rilegature di libri d’arte (tra i suoi clienti Allemandi, Einaudi, Franco Maria Ricci, Mondadori, Rizzoli). L’appalto assegnato dalla Seat giunge fino alla metà degli anni novanta. Nel corso degli anni le lavorazioni si modernizzano con il passaggio da manuale a meccanico, fino all’automazione e alla robotizzazione. Ed è ormai storia dei nostri giorni. Con l’introduzione delle nuove tecnologie digitali e con l’uso sempre più diffuso dei cellulari, l’azienda sarà costretta a chiudere nel settembre 2013.
Tornando alla Villa, Gloss ha potuto analizzare il processo creativo del nucleo dei dipinti di Felice Casorati, eminente figura della pittura italiana della prima metà del Novecento, e la sua relazione con il compositore torinese Alfredo Casella, nella grande tempera “Mattino” (Colazione) che fu proprietà del musicista prima di essere recepita dal Cerruti.
Nella Villa è presente una serie di disegni su tavole di pioppo realizzati dalla seconda metà degli anni ottanta da Gino De Dominicis, in particolare l’opera “Senza titolo” (la Gioconda) del 1992. Traendo ispirazione dall’enigmatica figura de La Gioconda di Leonardo da Vinci, il percorso artistico del De Dominicis passa dalla prima stagione concettuale e performativa a quella più matura della pittura e dell’installazione.
Gloss si sofferma sul gruppo di cinque dipinti di Antonio Fontanesi, uno dei più grandi innovatori della pittura di paesaggio del XIX secolo, da cui trasse ispirazione uno dei mentori artistici di Gloss, il pittore Ugo Stringa, residente in un maniero compreso tra tre fiumi nella Bassa Bergamasca.
In Cerruti si concretizzano l’intersezione tra l’amore per la bellezza, la ricerca della perfezione nei particolari, l’intransigenza e la rigorosità applicate al mondo del lavoro costituiscono la chiave di lettura del suo valore. E la collezione inserita in Villa Cerruti conferma la visione antropica di Francesco Federico, che giunge ad acquisire un’importante opera tardo medievale: il trittico su fondo oro del pittore fiorentino Agnolo Gaddi in forma di cuspidi raffiguranti l’Angelo annunciante, il Redentore e la Vergine annunciata. La vicenda umana e non solo lavorativa di Francesco Federico e la sua vocazione al bello si rivelano un modello da approfondire e analizzare, specie oggi, in un’Italia sempre più votata al tronismo televisivo e non alla Cultura Alta.
Commenti
Posta un commento