L'arte prima della scienza
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Nel XX secolo la domanda era cosa distingue un animale dall’uomo. Nel XXI secolo invece la domanda è cosa distingue una macchina intelligente dall’uomo?
Piatto di tajarin con sugo di arrosto, bônèt e bottiglietta d’acqua serviti su svolazzanti tovagliette di carta dalla ineccepibile tristezza intristiscono anche il portafoglio, inducono Gloss a recarsi in quello che a detta di chiunque, dentro e fuori Torino (prima capitale storica d’Italia), è il miglior ristorante della città, il Ristorante Del Cambio in piazza Carignano a Torino, di fronte alla sede del Parlamento Subalpino che poi divenne il primo Parlamento Italiano.
Aperto nel 1757, il suo nome deriva dalle operazioni di cambio della moneta che si svolgevano all’epoca in quella piazza. Fa parte dell’associazione Locali storici d’Italia.
Gloss si concentra. Non sulla delizia del fassone marinato in pregiato vino bianco e aromi, della dote di maestria assoluta con cui lo chef sa combinare rabarbaro, fragola e mandorla. No.
Non su quanta storia sia passata su quei tavoli, ai quali pare si siano alternati personaggi come Cavour, Balzac, Mozart, Puccini, Nietzsche, Verdi, fino agli Agnelli, a Maria Callas, alla Hepburn. Si, quella Hepburn.
Ma sull’artista che a novant’anni va affermando di voler essere immortale finché vivente e che ha progettato un ambiente “totale” composto da otto lastre specchianti il cui titolo è “Evento”.
Gli individui ritratti nelle lastre sono persone come tutte le altre. Da una sorta di balconata guardano insieme verso un’unica direzione. Sono lastre metalliche disposte sulle pareti della sala.
Osservano. Osservano cosa? Un evento non manifesto! Entrano idealmente in comunicazione con gli avventori presenti nella sala. La naturale tensione percepita rende dinamica l’opera stessa.
Gloss gode lo spettacolo specchiante da spettatrice ed evento insieme. L’opera evoca un evento che non c’è, ma che tutti stanno aspettando di rimirare. L’attesa. La ricerca. Che ancora non distinguono l’uomo dalla macchina intelligente. E allora cosa li tiene separati?
La morale rivolta a sé, l’etica indirizzata alla società? L’essere eterno qui, oggi? L’essere empatici con la tecnologia o grazie alla tecnologia? Sono dinamiche del futuro, ma già immortali nel nostro quotidiano. Se l'arte, la bellezza, la cultura sono mezzi di compartecipazione del dolore e della gioia, allora la tecnologia deve diventare empatica. Come l'arte.
La prospettiva di Piero Della Francesca è scienza, matematica, prima ancora degli scienziati. L'arte prima della scienza. Entrambe guardano avanti. L’uomo è l'ego, la bandiera del mondo, lo specchio dell'infinito. Ma l’ego è perfettibile, ammesso che interessi la perfezione.
L’ego è macchina, l’uomo no. Allora perché la AI non opprima l’umanità, dobbiamo rendere la macchina intelligente imperfetta, insegnandole la bellezza dell’errore.
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