Profumi di carta
“Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.”
Carlos Ruiz Zafon
Carta&Silicio
Invece sì, a qualcuno è venuto in mente. Intanto, a Gloss preme chiarire l’eterna diatriba: carta o silicio? Arricchimento della libreria personale col peso della cultura? O eliminazione di peso ma nel contempo arricchimento? (Anche se a detrimento della bellezza di una casa colma di libri…) Molte persone non si sentono pronte al passaggio della lettura su un reader, ché l’odore della carta ha ancora un fascino insuperabile. Con un computer, una stampante, una pinzatrice di quelle grosse e tanto tempo libero, alcune di queste acquistavano un libro in formato digitale perché costava meno, assicurandosi dapprima che potesse essere stampato. Lo scaricavano, lo aprivano con un programma per leggere E-Book, di solito gratuito, sceglievano il font della dimensione preferita e lo stampavano. Centinaia di fogli dalla stampante erano proprio il libro di carta che volevano leggere. Avrebbero potuto toccarlo con mano, prendere i fogli e odorarli, stropicciarli e fare le altre cose private che è meglio non sapere. Si sentivano furbi, intelligenti, al di sopra della massa.
Ah, l’odore della carta
Un video in Netnografia* spiega da dove viene l’amore per l’aroma cartaceo: pane per nostalgici. Nell’ampia categoria dei detrattori dei libri elettronici, c’è un gruppo di individui che giustifica la propria avversione spiegando che gli E-Book sono freddi, intangibili e privi del caratteristico odore della carta, anzi, del “caro vecchio odore della carta”. In effetti, un Kindle non potrà mai avere lo stesso odore di un libro di carta per una serie di ragioni sia fisiche sia chimiche. Un libro è costituito da diversi materiali che interagiscono con il calore, la luce, l’umidità e con gli stessi elementi chimici che lo costituiscono e dalla loro reciproca influenza. La carta in bottiglia
I chimici dell’University College di Londra hanno studiato l’odore dei vecchi libri e sono arrivati alla conclusione che questi rilasciano centinaia di componenti organici nell’aria, provenienti proprio dalla carta. Secondo i ricercatori, tale sentore ricorda un misto di “note erbose con una punta di acido e un sentore di vaniglia, con un sottofondo di stantio”. I principali elementi chimici responsabili dell’odore dei libri derivano dalla polpa del legno, necessaria per produrre appunto carta. Influenza i componenti degli inchiostri utilizzati per i testi e le illustrazioni. Le pagine con il passare del tempo si deteriorano a causa dell’acidità - ingiallimento, formazione di punti scuri e macchie, a volte muffe - fenomeni più evidenti nei libri del diciottesimo e diciannovesimo secolo a causa delle tecniche con cui venivano realizzati i libri.
Affidabilità
I volumi stampati nei secoli precedenti si sono, in media, conservati molto meglio in virtù della purezza della carta con cui erano stati realizzati. Oltre a emettere odore, i libri possono anche assorbire i profumi e gli aromi che si trovano nell’ambiente. Le pagine si impregnano molto facilmente della puzza del fumo del tabacco. Per assicurare ai propri libri una lunga vita vanno conservati al chiuso, in un ambiente fresco e asciutto, evitando così che l’umidità possa portare a formazioni multicellulari e filamentose che potrebbero rovinare le pagine. Il Kindle in questo senso è più affidabile, fin quando non si scarica.
Come esistono vari tipi di carta, esistono vari tipi di odore. La carta antica, quella che si trova nei libri ingialliti con l’angolino destro marroncino causato dalle leccate d’indice per agevolare la girata di pagina, pretesto narrativo di una grande opera letteraria contemporanea a firma di Umberto Eco, è stata studiata dall’University College di Londra. Lo ha definito un misto di muschio, odore di spazzatura e di abiti usati. Ma troviamo anche note di vaniglia, biscotti, frutta fresca e caramello. È stato anche svolto un esperimento che consisteva nel riporre in un contenitore senza etichetta una garza irrorata di estratto di libro antico. Ignari del contenuto, i partecipanti hanno identificato quell’odore familiare con caffè, cioccolata e vecchiume.
Varietà di scelta
Se le nostre case sono sprovviste di questi balsami di tomi antichi da annusare, si possono sempre acquistare nelle tre fragranze prodotte e catturate in bottiglia da altrettanti profumieri:
- Scrittori Morti (Dead Writers Perfume), con eliotropio, tabacco, vetiver, tè nero, muschio, vaniglia, chiodi di garofano, prodotto dalla Immortal Perfumes
- Nella Biblioteca (In The Library): “c'è una calda miscela di romanzo inglese, rilegature in pelle marocchina e russa, panno consumato e un pizzico di smalto per legno”, promette la casa produttrice I Hate Perfume
- Paper Passion Perfume: se al vecchiume si preferisce un tono un po’ più glam o se qualcuno di noi sta pensando a quello dei giornali freschi di stampa, o alle pagine patinate delle riviste, l’haute couture viene incontro; il maestro di eleganza e stile Karl Lagerfeld, con l’editore tedesco Gerhard Steidl, aiutati dal profumiere Geze Schoen, hanno voluto ricreare l’odore del libro appena stampato, un aroma secco e grasso ricreato con soli cinque ingredienti in un flacone riposto in un vero libro, che presenta in apertura un breve saggio di Gunter Grass mentre le restanti pagine del libro sono intagliate al centro per far posto al flacone. Con 115 dollari e uno spruzzo di Paper Passion, ci si potrà tuffare nel miglior profumo del mondo, l’odore del fresco di stampa. “Come quello dei biscotti appena sfornati, dei giacinti, e del barbecue” assicura lo stilista. Assicurava, perché ormai è passato in latenza. Chi l’ha provato, con un certo scetticismo, alla fine ha ammesso che ha fatto pensare a carta “fresca”. Inganni dei sensi!
- Smell of Books: per completezza di informazione, esiste anche una gamma di cinque fragranze spray per i Kindle, Smell of Books per l'appunto, prodotta dalla DuroSport Electronics Corporation. Manca l’odore della carta mentre si scorre col dito le pagine retroilluminate del tomo antico digitale preferito? No problem. Una spruzzata di Odore di Muffa Classico et voilà! Oppure si è assorti e assorte nell’ultimo Harmony in cui Jack sfiora per sbaglio la mano di Mary prima di cominciare a sudare di passione? Be’, allora si abbisogna di Scent of Sensibility. In catalogo troviamo anche You Have Cats (per i libri usati), Crunchy Bacon Scent, e il più normale New Book Smell. Forse.
Ebook e audiolibri
Ai tempi della loro prima diffusione, anche i sostenitori più accaniti degli E-Book riconoscevano l’odore di libro come elemento imprescindibile alla lettura, tanto da spingere a inventare un apposito spray che lo riproducesse durante l’apertura di un E-Book. In questo contesto il marketing olfattivo e le case profumiere famose hanno avuto una parte attiva nella creazione di profumi ispirati alla carta dei libri. Una tendenza che non si è mai fermata, soprattutto nel corso della pandemia da Covid-19, periodo in cui si sono sviluppate nuove abitudini di acquisto e nuovi modi di vivere l’esperienza dei prodotti culturali, con un aumento di ascolto di podcast, di audiolibri e della lettura di E-Book.
Marketing Olfattivo
Un’agenzia di marketing olfattivo ha creato, per alcuni clienti business e privati, una serie di gadget profumati, come candele e spray, ispirati all’odore della carta, di libri antichi e di riviste. Ecco le fragranze:
- Vieux Livres, malinconica, densa di storia, dedicata agli appassionati di volumi e libri antichi con una combinazione di note legnose e vanigliate.
- Papier Journal, ispirata alle riviste più moderne con dettagli ricchi di estetica. Fragranza che cattura l’odore delle copertine patinate e dell’inchiostro fresco di stampa.
Aromi per accompagnare la lettura, formulazioni uniche, nate per omaggiare il ricordo e l’esperienza propriamente umana della lettura. Un inno alle pagine scritte, un invitante stimolo olfattivo per i tanti lettori, anche giovanissimi, che abbiano ancora voglia di “voltare pagina”, di sottolineare una frase, di usare un segnalibro come promemoria, di piegare una pagina per lasciare traccia di un momento importante. Il profumo per gli E-Book reader non potrà mai soppiantare l’odore di un libro in formato cartaceo, ma grazie al marketing olfattivo potrà forse migliorare l’esperienza dei lettori, risvegliando così il ricordo e l’acquisto dei libri perduti. C’è carta e carta, ognuna ha odori diversi che derivano dalla diversa composizione, dagli agenti chimici impiegati, dal tipo di inchiostro e poi, nel caso dei libri antichi, ma anche semplicemente un po’ vecchiotti, c’è tutta una gamma di odori legati al posto in cui questi libri sono stati conservati, alle sostanze prodotte da muffe e batteri che hanno allegramente pasteggiato tra le pagine, l’umidità e numerosi altri fattori ambientali.
Gli odori hanno una storia
Un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra, in collaborazione con la facoltà di chimica e tecnologie dell’Università di Lubiana, qualche tempo fa ha condotto una meticolosa analisi chimica, pubblicata su Analytical Chemistry, dei componenti volatili prodotti dai processi di degradazione della carta. Hanno cioè cercato di identificare le sostanze che conferiscono ai libri antichi il loro caratteristico odore. E non solo per il marketing olfattivo, ma anche per la produzione di imballaggi e cartoni per alimenti.
Analizzare la gamma di composti organici volatili e semivolatili prodotti dalla carta nel tempo e la loro capacità di essere trasferiti per contatto o esposizione è oggi garanzia che il cibo non assorba odori “strani”. Questo tipo di indagine può essere molto utile anche nel caso dei libri antichi per aiutare chi lavora in musei, biblioteche e archivi a capire lo stato di deterioramento delle opere e adottare le misure più efficaci per rallentare questo processo. Un libro si porta dietro la sua storia anche grazie agli odori di cui è impregnato.
Degradazioni cartacee
Gli scienziati hanno condotto su settantadue diversi campioni di carte antiche, risalenti a Diciannovesimo e Ventesimo secolo, diverse analisi chimiche tra cui il footprinting che consente appunto di identificare alcuni markers di degradazione. Questo primo screening ha permesso ai ricercatori di distinguere il diverso stato di stabilità dei campioni, informazioni importanti se si vuole preservare la carta al meglio. Le analisi hanno valutato i livelli e le concentrazioni di pece e proteine, dai quali si ottengono informazioni sulle tecniche di produzione, il contenuto di lignina e l’acidità della carta, che sono indicatori di instabilità rivelata anche dal grado di polimerizzazione e ossidazione e da un alto contenuto di gruppi carbonilici. Non sono analisi banali se pensiamo a tutti gli step necessari per produrre la carta e a come le tecniche di produzione sono cambiate nel tempo. Bisogna considerare il tipo e l’origine della cellulosa, i processi di sbiancatura, il rivestimento presente o meno.
Stati di Alterazioni
Inoltre la carta di bassa qualità ha di solito un grado di acidità maggiore e poiché trattata con gelatine è possibile rilevarne il contenuto proteico, sistema utilizzato per distinguere le carte di buona qualità da quelle di bassa. Dallo studio è emerso che i libri prodotti tra il 1850 e il 1990 probabilmente sono destinati a durare un paio di secoli al massimo a causa degli agenti chimici utilizzati per la produzione. Le sostanze acide impiegate agiscono infatti da autocalizzatori promuovendo la degradazione della carta. L’aggiunta di pece e i trattamenti della cellulosa per rendere i fogli adatti alla scrittura, paradossalmente li rendono più vulnerabili al tempo.
Al termine di questo studio i ricercatori hanno potuto definire alcuni criteri per determinare lo stato di conservazione dei libri antichi individuando diverse sostanze chimiche da usare come indicatori di degradazione. Queste molecole hanno anche un odore: una combinazione di note grasse con una componente acida piuttosto forte e un tocco di vaniglia, l’aroma classico di libro antico.
I profumi conquistano All’individuo che desideri conquistarne un altro bibliofilo indossando un profumo che lo identifichi come acculturato interesserà l’informazione che esiste ed è in produzione il profumo di Maison Margiela, Wispers in the Library: lo si troverà nella sezione Netnografia.
L’amore per il profumo della carta induce anche ad amare anche certe emanazioni odorose da bacon abbrustolito. E di costoletta di vitello o di asparagi in vinaigrette. La questione è seria dal momento che ci sono aziende che stanno investendo fior di soldi in ricerca chimica e tecnologie in grado di riprodurre l’odore dei libri e della carta nel modo più realistico possibile. La ragione è semplice: con la diffusione sempre più capillare degli E-Book nasce l’esigenza di acchiappare anche chi di digitale non ne vuole sapere, ma che ama la buona cucina o i gatti. Per gestire questo genere di feticisti, è stato ideato uno spray per E-Book al libro stantio, uno che sa di bacon e uno che odora di gatto. Qualche precauzione è d’obbligo: nei bugiardini si legge che è meglio usarli in ambienti ben areati, che possono dare stordimento e allucinazioni, irritare il naso; ne sconsigliano l’uso sui mezzi pubblici. Inoltre, va sottolineato che l’eau You have cats contiene tracce di testosterone, quindi attenzione all’anti-doping se siamo atleti. Sconvolge le persone anche più malleabili e ben disposte verso i cambiamenti.
Effimero e fuggevole
L’insieme però intriga perché rivela ancora una volta quanto la percezione olfattiva possa essere sfuggente ed effimera. Tendiamo a fidarci più di sensi come la vista o l’udito che dell’olfatto, anche a costo di cadere in errore. In un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Chemical Senses è stato visto come la descrizione/percezione di un odore possa essere influenzata dall’identità che gli viene attribuita, quando è abbinata una precisa etichetta. Sentiamo il limone se insieme stiamo guardando la corrispondente etichetta che lo riproduce.
Gloss spera di non aver annoiato. Se non altro, il lettore ora sa che esistono altre essenze oltre a quella della candela This Smells Like My Vagina della Gwyneth (in Netnografia per coloro i quali ancora non ne avessero sentito parlare). Se il tatto è coccolato dal palliativo del touch screen, allo schermo manca comunque il profumo della carta, cui si può ovviare coi suddetti profumi. Si è visto come anche la carta dei libri nuovi abbia un odore, che il chimico inglese Andy Brunning (vedi Netnografia) ha studiato nella composizione, paragonandola a quella dei libri vecchi. Le notizie, la narrativa e persino la poesia sembrano pronte a sopportare le necessarie metamorfosi pur di migrare rapidamente dalla carta al vetro. Pubblicità e marketing lo hanno già fatto da tempo.
A scomparire sarà dunque solo il supporto cartaceo, una ricetta poverissima di acqua, fibre naturali e colla, attraverso il quale informazioni, pensiero e comunicazione sono stati veicolati negli ultimi quattro secoli? Per Ian Sansom autore de “L’odore della carta” (Tea) - già letto e citato qua e là e che, per amore della condivisione, è riportato in Netnografia - il certificato di morte della carta è stato compilato troppo frettolosamente e la tecnologia “con la quale abbiamo potuto dare un senso al mondo e grazie alla quale siamo diventati ciò che siamo” avrà ancora un ruolo nelle nostre vite. A quando colmare la lacuna con Essenze culturali che sintetizzino il profumo della “Divina Commedia”, dei “Malavoglia” o di “Finzioni” di Borges?
Gente di carta
Ai neofobi va riconosciuto il merito di preservare un bene centenario che assurge a valore dal momento in cui ha iniziato a trasmettere la Cultura, perché tutto quello che ci circonda, natura a parte, è stato prima disegnato. Tutto dunque è stato prima di carta. Architetture, carta moneta, design, abiti, carta da parati, incarti di cioccolatini, lettere d’amore e opere d’arte. Siamo stati, e siamo, gente di carta. È possibile pensare di sostituire le banconote con il bancomat, ma c’è qualche difficoltà a trovare un’alternativa alla carta igienica.
Al ristorante si può scegliere da un menù QR, pagare il conto con lo smartphone e avere la ricevuta via mail, ma senza carta come avvolgeremo un regalo di compleanno? Ci si può distrarre con le app dello smartphone, ma senza la carta difficilmente ci si concentrerà sulla geometrica magia di un origami.
Il fantasma della carta infesta l’universo digitale. L’iPad somiglia a un taccuino, il Kindle a un libro e l’iPhone a un’agendina. Lo sfogliare dei giornali elettronici simula quello cartaceo, anche a livello del suono. L’E-Book non rinuncia a numero di pagina, margini, paragrafi, sottolineature e note a margine. Nell’organizzazione dello spazio il video simula la scrivania e la cancellazione dei file è affidata al solito cestino della carta straccia. La carta rimane il modello concettuale dello spazio logico-visivo delle nuove tecnologie, ma è anche vero che non si riuscirà a rinunciare a una platonica cartiera e un’immateriale stamperia, perché si utilizza la carta da duemila anni. Il più antico reperto è un brandello in fibra di lino, trovato nel 2006 in Cina a Gansu, una tappa della Via della Seta, e risalente a duecento anni prima di Cristo. In Cina si fabbricava carta con la canapa, con steli di bambù, scorza del gelso, germogli di giunco, muschio, licheni, paglia di grano e riso e bozzoli del baco da seta, ma la migliore era fatta di stracci.
(seguente)
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