Tradimenti

(precedente) In una coppia (di amici, fratelli, amanti, parenti) può accadere il tradimento. Siamo esseri umani con tutti i pregi e i difetti che comporta la nostra condizione. C’è chi lo cerca e chi lo subisce. C’è chi gli capita a caso, chi lo vorrebbe ma non riesce, chi non può per dirittura sia morale che etica. Chi lo accetta e chi no. Chi lo pratica sistematicamente per convinzione profonda. Chi “tradisce” pur non essendo tradimento perché è poliamoros3 e informa i partner consapevoli. E che praticano a loro volta il poliamore scientemente e quindi, a loro dire, tradiscono “senza tradire”. E un giorno smettono. Le relazioni umane sono quanto più di complesso e doloroso e vivificante e appagante possa capitarci nella vita. Venire meno ai doveri coniugali, disattendere un partito, ingannare un amico, ignorare un fratello, travisare un'idea, tradire persino la patria significa infatti riscattarsi da una proprietà (altrui) e riconoscere una propria individualità al limite non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Finché ci intratteniamo nel brodino caldo della fiducia, che è lo stesso che ci accoglie da neonati, amati e nutriti da altr3, ne restiamo come imprigionati, ci impediamo da soli di crescere e di raggiungere quel noi stessi che ci aspetta nell’età adulta. Sia da traditi che da traditori. E se invece cresciamo, ci sviluppiamo come identità a sé stante, tradiamo il pirandelliano “sono come tu mi vuoi”. Quindi, alla fine, sempre di tradimento si tratta. Ci sono uomini che sposano donne per così va fatto, altri perché le conoscono da una vita, altri ancora perché si sentono obbligati a farlo. Lo stesso per le donne: perché per i genitori è un buon partito, perché non hanno conosciuto nessun altro carnalmente, perché così si ha da fare. Prima di qualunque passo, occorre nel riconoscere valore per sé stessi, osservare se in quella unione c’è costruttività di pensieri e azioni, in coerenza con la propria natura e quella altrui. In ogni forma d’amore, da quella filiale, paterna o materna, a quella paritetica tra mogli e mariti, a quella amicale, degli amanti, di ideali e cause abbracciate, risiede una forma di possidenza che stoppa il nostro accrescimento e intrappola personalità a comporsi dentro il recinto della fedeltà che non dobbiamo tradire. Tuttavia quella forma di fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità, troppo spesso è abbarbicata all’ingenuità dell’infanzia. È insita la paura di vivere con le sole nostre forze, appena si profila una difficoltà si manifesta l’eccessiva incapacità di amare. Eppure senza questo timore, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è probabilmente l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni separazione c'è la lettera scarlatta del tradimento e insieme dell'affrancamento. La fedeltà ha dunque il suo lato oscuro che la fa significante e che la realizza. Fedeltà e tradimento sono, come si suol dire, le due facce di una medesima medaglia, che include contemporaneamente densità ed emancipazione per traditore e tradito insieme, risvegliandoli dalla sospensione della coscienza e dalla abulia annullante, scambiate per "amore". Divertissement dialettico per barare alle carte della vita o reale presa di coscienza delle parti? Il traditore non sa di solito che, nel tradire, risiede il risveglio della potenzialità del tradito. Il tradito non sa che, quando non trova rifugio in vendetta, cinismo, negazione o paranoia, finisce per ripararsi nel ricetto dell’auto svalutazione perché non riceve più amore dall'altro, senza magari accorgersi che la propria identità fedele era solo un altrui dono. Ma l'altro gliene fa un ulteriore: nel tradirlo, lo consegna a sé stesso, alle proprie responsabilità. Taglia il cordone ombelicale come una madre lo fa col neonato, di pochi mesi o di tanti anni non fa differenza. Quante persone abbiamo incontrato nelle nostre vite che siano nate e rinate davvero a sé stesse? Queste persone rinate sanno che il Giuda trovato sulla propria strada è servito alle loro esistenze proprio come quel Giuda di Gesù gli fu utile per portare a compimento la sua missione tra l’umanità. Si direbbe che la legge della vita abbia preferito inscriversi nel tradimento piuttosto che nella fedeltà. Facciamoci una domanda: davvero preferiamo restare camuffati sotto la coperta di Linus che chiamiamo fedeltà e amore e che è in realtà esitazione e incertezza, rifiuto di conoscere sé stessi, con il rischio di non nascere mai? In coppia, se l’infedeltà non è mera ginnastica da camera al ribasso, Gloss suppone che sia caratterizzata da una sua rispettabilità. Per questo motivo non deve subire la condanna da figli adulti che temono più la perdita della propria comfort zone che il dramma in cui i genitori possono venire a trovarsi, se non sono mai nati a sé. Gloss si permette di aggiungere una piccola e personalissima nota, ovvero si diventa davvero fedeli solo dopo aver superato un tradimento subito E uno agito. E solo dopo questo tradimento agito E subito, trova l’Amore vero, dall’eterno passato per l’infinito futuro. La fedeltà, in questo caso, diviene scelta consapevole.

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